Borsa Milano ai livelli di 12 mesi fa, FtseMib -1,14%

Piazza Affari sotto pressione, al pari delle altre borse europee, per la crisi cinese. Il Ftse Mib  sotto i 20mila punti e torna su livelli di metà gennaio …

Piazza Affari sotto pressione, al pari delle altre borse europee, per la crisi cinese. Il Ftse Mib  sotto i 20mila punti e torna su livelli di metà gennaio 2015. La  Cina decide uno stop al meccanismo di sospensione automatica degli scambi che scatta nel caso di volatilità eccessiva in borsa.

Piazza Affari chiude alleggerendo la tensione, dopo una giornata pesante. Il Ftse Mib cede l’1,14% a 20.189 punti. La pressione sui listini si è andata riducendo dopo che le autorità cinesi hanno deciso uno stop al meccanismo di sospensione automatica degli scambi che scatta nel caso di volatilità eccessiva in borsa.

Milano dimezza però le perdite con il Ftse Mib che cede l’1% a 20.214 punti. A ridare fiato al listino gli acquisti su Telecom (+0,54%), Generali (+0,31%), A2a (+0,73%), Terna (+0,59%) e Yoox-Net-A-Porter (+0,84%). Sul fronte opposto la peggiore è Mps (-4,38%) seguita da Buzzi (-3,5%), Fca (-3,4%). Ferrari cede il 2,85%. Cali invece intorno al 2% nel credito per Unicredit (-2,49%), Banco Popolare (-2,03%). Lo spread tra btp e bund resta stabile su i 101 punti.

Wall Street procede negativa ma riduce le perdite con la Cina che ha deciso uno stop al meccanismo di sospensione automatica degli scambi che scatta nel caso di volatilità eccessiva in borsa. Il Dow Jones perde lo 0,97% a 16.744,99 punti, il Nasdaq cede l’1,46% a 4.765,03 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,30% a 1.964,70 punti.

Negative le borse europee, con Londra che chiude in flessione, a -1,96% e Francoforte in deciso calo, a -2,29%.

Le autorità cinesi hanno deciso uno stop al meccanismo di sospensione automatica degli scambi che scatta nel caso di volatilità eccessiva in borsa. Lo riferisce l’autorità di borsa sul sito Weibo. Il meccanismo, che chiude la borsa per l’intera giornata in caso di perdite oltre il 7%, rischia di alimentare ulteriore volatilità. Nel frattempo è da registrare l’apertura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde l’1,25% a 16.679,11 punti, il Nasdaq cede il 2,09% a 4.735,07 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,1% a 1.968 punti.

Le quotazioni del petrolio ai minimi e le mosse della Banca centrale di Pechino fanno scivolare tutte le Borse asiatiche: a Shanghai e Shenzhen per la seconda volta sono scattati i ‘circuit breakers’ per limitare le perdite, con i due listini che hanno rimandato a domani gli scambi segnando un calo di giornata del 7,3% e di oltre l’8%. Tokyo ha perso il 2,3% finale, Hong Kong in chiusura cede il 2,7%, Sidney ha chiuso in calo del 2,2%.

La nuova svalutazione della banca centrale cinese dello yuan (-0,5%) manda al tappeto i mercati azionari del paese che, dopo solo una mezz’ora di contrattazione questa notte, sono stati sospesi quando cedevano oltre il 7% e quindi chiusi per l’intera giornata. Una mossa che ha provocato le critiche di molti analisti e investitori secondo i quali le autorità di Pechino avrebbero perso il controllo della situazione. Una moneta più debole, lo yuan è sceso dello 0,6% a 6,5925 mentre quello quotato a Hong Kong è leggermente risalito, può infatti aiutare le esportazioni ma fa crescere i rischi per le società indebitate in dollari e aumenta i timori che lo stato dell’economia del paese sia peggiore del previsto.

Europee in rosso – Resta violenta la corrente di vendite sulle Borse europee con il petrolio che guarda anche alle scorte negli Usa e non riesce a risalire: Francoforte e Amsterdam perdono il 3,4%, Parigi il 2,8%, Londra e Parigi il 2,6%, con Milano che segna un calo dell’indice Ftse Mib del 2,3%. Ancora molto male i settori delle materie prime e dell’energia, seguiti da quello automobilistico (Volkswagen -4,8%). In Piazza Affari Unicredit e Mps cedono il 4%, tengono Poste (-0,5%) ed Enel (-0,9%)
Il petrolio affonda -4% a 32,6 dollari – I timori di una situazione economica peggiore del previsto in Cina e la sovrapproduzione mandano al tappeto il prezzo del petrolio già in calo nei giorni scorsi. Il greggio Wti cede il 4% a 32,6 dollari al barile fra forti scambi mentre il Brent cala a 32,75 dollari. Per alcuni analisti la soglia dei 30 dollari non è più così lontana.

Crollo mercati spinge euro e yen al rialzo  – La nuova svalutazione dello yuan da parte della banca centrale cinese e il successivo crollo dei mercati, spingono al rialzo nuovamente lo yen giapponese e l’euro mentre deprimono le monete di Australia e Nuova Zelanda, forti esportatori di materie prime verso Pechino. La moneta unica sale verso il dollaro dello 0,3% a 1,0816 ma cede verso lo yen dello 0,1% a 127,5. la divisa giapponese guadagna lo 0,3% rispetto al biglietto verde a 117,9. (ANSA)

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