Corea, Kim Jong-un cerca lo scontro: lancia nuovo missile, che esplode

Provocazione del dittatore nord-coreano, mentre a Seul arriva Mike Pence, vice-presidente degli Stati Uniti, per la prima tappa di una visita di dieci giorni nella regione. Pyongyang ha …

Provocazione del dittatore nord-coreano, mentre a Seul arriva Mike Pence, vice-presidente degli Stati Uniti, per la prima tappa di una visita di dieci giorni nella regione. Pyongyang ha sfruttato questa occasione per sfidare Washington.

E’ fallito subito, il test missilistico fatto questa mattina dalla Corea del Nord. Ma il messaggio politico di sfida, nel giorno in cui il vice presidente americano Pence arrivava in visita a Seul, non poteva essere più chiaro. Kim Jong-un ha voluto dimostrare di non essere intimorito dagli avvertimenti di Donald Trump, o frenato dagli inviti della Cina alla prudenza.

L’esplosione del razzo sulla rampa di lancio dimostra che non ha i mezzi per contrastare gli Usa, ma questo non significa che non voglia provarci, o che non possa attaccare la Corea del Sud, aprendo la porta a scenari di guerra che ora dipenderanno dalla reazione scelta dalla Casa Bianca.

La Corea del Nord sabato ha celebrato l’anniversario della nascita del suo fondatore facendo sfilare nuovi missili a lungo raggio, che hanno quanto meno l’ambizione di colpire nemici lontani, inclusi gli Stati Uniti e l’Europa. «Frankenmissile», li hanno sopranominati gli esperti, riferendosi in particolare ad un modello mai visto prima, che potrebbe essere l’ICBM con raggio intercontinentale a cui il leader Kim Jong-un ambisce da tempo.

Pyongyang aveva promesso di commemorare la nascita di Kim Il-sung con un «grande evento», alimentando il sospetto che stesse preparando il sesto test nucleare, visti i lavori di scavo completati nel sito di Punggye-ri. Il presidente Trump aveva ammonito il regime spostando la portaerei Vinson verso la penisola, un chiaro segnale dell’intenzione di punire con la forza eventuali provocazioni, e i due paesi si erano scambiati minacce reciproche di una escalation che secondo la Cina potrebbe portare alla guerra in ogni momento.

Kim ha deciso di rispondere inizialmente solo con la prevista parata militare, che però ha portato novità importanti. Infatti sulla piazza intitolata al nonno, oltre ai già noti vettori di medio raggio capaci di essere armati con testate nucleari, ha fatto sfilare almeno tre tipi di missili intercontinentali che potrebbero colpire gli Stati Uniti e l’Europa, o almeno i loro alleati nella regione. Il primo, chiamato KN-08, era già comparso nel 2012; il secondo, KN-14, è una versiome modificata più potente; il terzo, il «Frankenmissile», sarebbe una combinazione dei primi due, a combustibile solido e con un raggio stimato intorno ai 6.00 chilometri. Il condizionale è obbligatorio, perché nessuno di questi missili è stato provato e ha dimostrato di funzionare, ma il messaggio politico è chiaro.

Domenica mattina, infatti, a Seul era atteso Pence, per la prima tappa di una visita di dieci giorni nella regione, e Pyongyang ha sfruttato questa occasione per sfidare Washington. Alle 5,51 dalla base di Sinpo, sulla costa orientale del paese, è stato sparato un vettore, che però è esploso subito. Secondo le prime analisi, non si tratterebbe di un ICBM con raggio intercontinentale. «Il presidente e la sua squadra militare – ha commentato il capo del Pentagono Mattis – sono a conoscenza del più recente lancio missilistico della Corea del Nord, che non ha avuto successo. Il presidente non ha ulteriori commenti». Ora si tratta di vedere se, come nel caso della Siria, Trump deciderà di reagire alla provocazione usando la forza.

La Casa Bianca ha appena completato la sua revisione della linea strategica verso Pyongyang, puntando sulla «massima pressione». Fonti vicine al presidente dicono che in realtà le speranze di risolvere la crisi si basano soprattutto sull’intesa discussa dal presidente con il collega cinese Xi, durante il vertice a Mar a Lago. Pechino, che finora ha usato Pyongyang come arma di ricatto della comunità internazionale, adesso rimprovera a Kim di aver superato la soglia che lo rende un problema. Quindi sarebbe pronta a chiudere i rubinetti delle forniture petrolifere, per costringerlo a cambiare linea. In questo quadro, le navi inviate da Trump avrebbero lo scopo di bloccare l’arrivo di forniture da altri paesi, tipo l’Iran, più che attaccare la Corea del Nord. Questa strategia però è stata già sfidata da Kim, che imbarazzato dal fallimento del lancio, potrebbe ordinare adesso un test nucleare per rifarsi, innescando una nuova dinamica capace di portare invece verso la guerra.

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