Ue, ritardi voli: risarcimenti calcolati sulla distanza dell’intero viaggio

Sentenza della Corte di Giustizia europea: non contano scali, compensazione in base a distanza tra aeroporti di partenza e arrivo.

Il risarcimento che le compagnie aeree devono pagare al passeggero nel caso il volo sia stato cancellato o abbia subito un ritardo prolungato deve essere calcolato in base alla distanza in linea d’aria tra l’aeroporto di partenza e quello di arrivo. Non conta, ai fini del calcolo dell’importo, il fatto che la meta finale sia stata raggiunta facendo scalo in una tappa intermedia. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Ue, in una sentenza riguardante una causa promossa da tre passeggere nei confronti della compagnia Brussels Airlines.

Le donne hanno volato da Roma ad Amburgo via Bruxelles, arrivando nella città anseatica con 3 ore e 50 minuti di ritardo. Hanno quindi fatto ricorso al Tribunale di Amburgo per ottenere il risarcimento loro dovuto, in base alle leggi dell’Ue. Il metodo di calcolo della distanza è rilevante, poiché il regolamento prevede, nel caso di ritardo di almeno tre ore, un risarcimento di 250 euro per i voli pari o inferiori a 1.500 km e di 400 euro per quelli superiori a 1.500 km, che collegano due Stati membri dell’Ue. Roma dista da Amburgo 1.326 km in linea d’aria, ma facendo scalo a Bruxelles i chilometri diventano 1.656, quindi il risarcimento sarebbe in questo caso di 400 euro, non di 250.

Il giudice si è quindi rivolto alla Corte per capire se vada considerata come valida la distanza radiale o quella effettivamente percorsa. La Corte sottolinea che il regolamento non fa distinzioni tra voli diretti e voli con scalo; pertanto in entrambi i casi i passeggeri vanno trattati in modo uguale, quando si calcola l’importo della compensazione pecuniaria. L’entità del compenso per il disagio subito varia in funzione dell’entità del disagio subito dal passeggero, sul quale, secondo la Corte, non incide il tipo di volo, che sia diretto o con scalo.

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