ISIS, l’Occidente e la guerra per il petrolio

Il Califfato controlla attualmente un patrimonio di oltre $2 trilioni, con un reddito annuo pari a $2,9 miliardi. In totale, ISIS gestisce e intasca ricavi da oltre il …

Il Califfato controlla attualmente un patrimonio di oltre $2 trilioni, con un reddito annuo pari a $2,9 miliardi. In totale, ISIS gestisce e intasca ricavi da oltre il 60% della capacità produttiva di petrolio in Siria, e meno del 10% della capacità di produzione di greggio iracheno, secondo le stime di Reuters. Con una capacità produttiva complessiva valutata da 80.000 a 120.000 barili al giorno, gli estremisti islamici ricavano un profitto dai $2 milioni ai $4 milioni al giorno (per un barile al prezzo stimato tra $25 a $50).

Controllando un territorio grande come il Regno Unito, lo Stato Islamico è ormai in grado di avere il possesso di alcuni grandi giacimenti petroliferi in varie zone della Siria e dell’Iraq, il che gli permette così di autofinanziarsi e mantenere con largo margine tutte le sue operazioni militari, compreso il foraggiamente delle cellule terroristiche all’estero. In questo scenario, troncare l’accesso alle riserve di petrolio e ai ricavi dalle attività estrattive del greggio è diventata la strategia chiave per la coalizione occidentale anti-ISIS, a cui partecipano a vario titolo Stati Uniti, Russia e adesso – dopo le stragi di Parigi – anche la Francia.

Affiancandosi agli attacchi dei caccia francesi lunedì, gli Stati Uniti hanno intensificato nelle ultime ore i raid aerei contro quella che di fatto è la rete di profitto industriale del’ISIS proveniente dal petrolio. In particolare l’aviazione Usa ha colpito 116 camion per il trasporto di carburante utilizzati dagli uomini del Califfato per muovere il greggio dai giacimenti estrattivi ai centri di smistamento. Altri attacchi aerei hanno distrutto depositi di stoccaggio, unità tattiche e veicoli.

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3 commenti

  1.   

    Mah, si possono ipotizzare molti scenari e vari attori anche dietro le quinte. Si può ipotizzare un coinvolgimento USA i quali otterrebbero un maggiore coinvolgimento della Francia per raggiungere un obiettivo comune. La Francia, come accaduto in Libia, punta ad inserire la Total nello sfruttamento delle risorse petrolifere siriane e a togliere di mezzo Assad per consentire il nuovo gasdotto arabo. L’Isis reagirà, con l’appoggio dell’Arabia Saudita e della Turchia e se la situazione dovesse diventare critica tenterà con ogni mezzo, tra cui il terrorismo, di destabilizzare gli Stati occidentali che la attaccano. La situazione si fa ogni giorno più complicata in quanto gli attori sono sempre più numerosi e motivati da differenti interessi e obiettivi. Non si considera mai l’Arabia Saudita, non la si cita, ma è uno degli attori principali che da dietro le quinte finanzia e manovra l’Isis. Nel mentre il conflitto si allarga le industrie belliche stappano champagne e contano i miliardi di guadagni futuri. Israele tifa Isis per l’abbattimento del suo acerrimo nemico Assad e manovra contro gli accordi pro Iran. In questo gigantesco vespaio l’unico attore in grado di contrastare i piani occidentali è la Russia di Putin la quale è anche l’unica che se vuole può azzerare i giochi dalla sera alla mattina e questo da fastidio a molti tra cui Francia e Israele. La Francia, a ben vedere, ultimamente sembra essere diventata il braccio armato degli USA i quali, avendo perso anche la più remota credibilità, mandano avanti la Francia a fare il lavoro sporco. Dalla situazione in Medioriente può nascere di tutto, da una guerra mondiale ad un nuovo ordine mondiale, il futuro sarà ricco di colpi di scena…..

  2.   

    col passare dei giorni, e mentre leggo alcuni articoli (anche qui) che si staccano dal coro unanime della stampa di regime asservita a governi e sistema industrial-finanziario internazionale, si conferma la tesi secondo cui gli attacchi di Parigi somigliano molto alla famosa “intelligence” tarocca utilizzata da Washington (regnante Bush 43) per perseguire i suoi disegni. L’allora segretario di stato americano Powell disse all’Onu riunito in sessione plenaria che bisognava organizzare una coalizione di paesi occidentali che – dopo una risoluzione ad hoc delle Nazioni Unite – intervenisse militarmente in Iraq per spodestare Saddam Hussein, in quanto il dittatore irakeno “possedeva armi nucleari” ed era pronto ad usarle. Sappiamo bene quel che accadde…. E prima ancora l’11 settembre diede il pretesto agli invasati neocon dell’amministrazione Bush di invadere l’Afghanistan. Nle caso di ISIS, ai giorni nostri, gli Stati Uniti erano ormai da qualche settimana pericolosamente scoperti su due fronti: 1) l’interventismo pro-Assad di Putin in Siria stava creando un pericoloso precedente con Mosca in prima linea a decidere la politica della zona caldissima del medio oriente e con Obama sempre a giocare in difesa e costretto a subire; 2) il conflitto tra Usa e Israele (paesi legati da solidissima alleanza politica e militare) aveva raggiunto livelli di tensione mai visti negli ultimi 15 anni per via della firma dell’accordo tra Stati Uniti e Iran. Mi sembra chiaro quel che sta per capitare.

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      Il false flag viene da lontano.
      Mai sentito parlare dell’ Operazione Northwoods.?
      Il memorandum redatto dagli “Stati Maggiori Riuniti” il 13 Marzo 1962, presentato a Robert McNamara, segretario della Difesa di Robet Kennedy, prevede un’operazione di tipo “false flag” in cui un finto attentato terroristico contro gli Stati Uniti, avrebbe dato al Governo statunitense carta bianca per l’invasione di Cuba.
      “Questo piano […] deve essere sviluppato per concentrare tutti gli sforzi su uno specifico obiettivo ultimo, che fornirà un’adeguata giustificazione per l’intervento militare degli Stati Uniti. Tale pianificazione permetterà la logica concentrazione di diversi incidenti che andranno a combinarsi con altri eventi in apparenza non collegati, allo scopo di camuffare l’obiettivo ultimo e creare la necessaria impressione della pericolosità e irresponsabilità su larga scala da parte di Cuba, dirette non solo contro gli Stati Uniti ma anche contro altri Paesi. Il piano integrerà e collocherà correttamente in ordine cronologico la linea da seguire. Il risultato voluto dalla realizzazione di questo piano sarà quello di mettere gli USA nell’apparente posizione di poter giustamente deplorare lo sconsiderato e irresponsabile governo di Cuba e poter diffondere l’idea nella comunità internazionale della minaccia portata da questo Paese alla pace dell’Occidente.”
      http://www.lateoriadelcomplotto.com/2012/03/la-teoria-del-complotto-northwoods.html
      Quello che è successo negli anni scorsi e quello che sta succedendo non si discosta molto dall’operazione Northwoods