Maasai, popolo di allevatori minacciato da Ong che fanno il gioco delle case farmaceutiche

Mangiano carne ma mai cacciagione, sono guerrieri ma non hanno mai usato un’arma da fuoco. Sono i Masai, popolo di allevatori di bestiame che vive tra il Kenya …

Mangiano carne ma mai cacciagione, sono guerrieri ma non hanno mai usato un’arma da fuoco. Sono i Masai, popolo di allevatori di bestiame che vive tra il Kenya e la Tanzania, e che ieri ha inviato una sua delegazione alla facoltà di Agraria dell’Università di Torino.

I pastori africani, arrivati indossando i loro abiti tipici, hanno dialogato con veterinari e agronomi italiani per confrontarsi e scambiarsi esperienze. Ma fra gli obiettivi di questa visita in Europa c’è anche la volontà di chiedere ai governi come mai alcune organizzazioni che dovrebbero aiutarli li stanno, in realtà, danneggiando.

>>> Vedi anche il sito http://www.vetsformaasai.com/site/it/

È una storia, quella che raccontano davanti agli studenti, fatta di vaccini scadenti, di pascoli che vengono recintati e si impoveriscono sotto il peso di un’agricoltura non richiesta da loro e di domande rivolte a Ong e organizzazioni no profit lasciate cadere nel vuoto. «Ma forse è necessario partire dall’inizio – spiega Beppe Di Giulio, veterinario italiano che lavora con loro da anni -. I Masai sono un popolo di allevatori che rappresenta una vera e propria fonte di protezione per l’ecosistema in cui opera. Non cacciano e proteggono gli animali locali, portano in giro il loro bestiame e garantiscono, quindi, che la terra sia concimata». Questo ciclo virtuoso, però, rischia di essere messo in pericolo.

Malattie e agricoltura

I pericoli principali, per un popolo di allevatori che ha una dieta basata principalmente sulle proteine sono due: il primo è l’imposizione di un’agricoltura che impoverisce i pascoli e il secondo la East Coast Fever (Ecf), una malattia nota in Africa e veicolata dalle zecche, che si è diffusa tra le mucche dei Masai anche a causa del cambiamento climatico. «Nel corso del tempo abbiamo osservato un lungo susseguirsi di progetti portati avanti da organizzazioni no profit occidentali che volevano importare l’agricoltura in zone che i Masai usano per il pascolo – spiega Di Giulio -. Il risultato è stato che gli esperimenti sono falliti ma il terreno è stato così impoverito da non essere più utilizzabile dalle mandrie».

Se all’inizio erano solo esperimenti, però, adesso le pressioni per modificare l’economia di quelle regioni sono aumentate: «In Kenya la privatizzazione dei terreni ha portato alla nascita di “corridoi della morte” – spiega uno dei Masai presente all’incontro -. Strisce di terra circondate da recinzioni in cui gli animali non hanno cibo».

Poi c’è, appunto, la Ecf, una malattia che uccide l’80 per cento degli animali colpiti ma che può essere combattuta da un vaccino con una copertura che sfiora il 100%. Il vaccino lo ha perfezionato e prodotto a spese sue Di Giulio ma alcune società hanno sfruttato il fatto che il veterinario non avesse vincolato a sé la produzione, per fabbricarlo a loro volta. Fino a qui non ci sarebbe nulla di male se non fosse che il loro prodotto è di bassa qualità e viene somministrato volontariamente con una dose inferiore a quella necessaria. «Il risultato è che gli animali vaccinati muoiono lo stesso – racconta il dottore -. E noi siamo in Italia per chiedere alle istituzioni come mai si sta facendo questo ai Masai».

Fonte: La Stampa

 

Tag

Partecipa alla discussione