Stampanti 3D, cellulari carichi subito e realtà virtuale: novità hi-tech

Le scoperte tecnologiche più interessanti che potrebbero cambiare il nostro modo di vivere quotidiano, dalla robotica ai nanomateriali, dalle auto da guidare senza pilota all’internet delle Cose Il …

Le scoperte tecnologiche più interessanti che potrebbero cambiare il nostro modo di vivere quotidiano, dalla robotica ai nanomateriali, dalle auto da guidare senza pilota all’internet delle Cose

Il mondo cambia in fretta. Fino a qualche anno fa non sapevamo nemmeno cosa fosse l’Internet delle Cose, i droni erano dispositivi usati solo in ambito militare e l’unica connessione presente in auto era quella tra la centralina e il motore. Da sempre la tecnologia fa passi da gigante ma è negli ultimi mesi che le novità prendono piede con una velocità sempre maggiore, rendendo possibili contesti comunicativi visti sinora solo in film di fantascienza.

È proprio grazie alla tecnologia se alcuni ambiti produttivi, così diversi tra loro, hanno migliorato le proprie metodologie di sviluppo, con notevoli vantaggi per aziende e consumatori. Qualche esempio? Il settore energetico può sfruttare le fonti rinnovabili per abbassare i costi di fruizione; quello agricolo beneficia di nuove macchine che lavorano in maniera più accurata il terreno, il mondo bancario si è slegato dai concetti di spazio e tempo per permettere a chiunque di svolgere da casa, online, tutte le operazioni necessarie.

Insomma la tecnologia ci ha dato tanto, ma siamo solo all’inizio. Ecco 10 novità hi-tech pronte a sconvolgerci la vita, da qui ai prossimi anni.

Robotica e intelligenza artificiale

Il campo dell’Intelligenza Artificiale (AI) è di sicuro il più innovativo e interessante dell’ampio settore robotico. La sfida è la stessa da diversi anni: portare gli automi a ragionare come gli umani, evitando però i loro errori. Non parliamo solo di robot alti come noi e dotati di braccia o gambe; l’Intelligenza Artificiale comprende tutti quei dispositivi, hardware e software, dotati di un “cervello” fatto possibilmente di una rete digitale neurale, organizzata in maniera simile a quella dell’uomo. Se le macchine presenti nei laboratori di aziende, come la Nasa, sembrano ancora lontane dalla vita reale, dall’altra parte del mondo ci sono giù robot che accolgono i clienti degli hotel, servono bevande e danno indicazioni ai turisti. E poi c’è Zuckerberg, pronto a portare l’AI di Facebook dentro ogni casa.

Realtà virtuale

La primavera ci porterà Oculus Rift e Htc Vive (a proposito qui il computer da avere per usarli). Due dispositivi nati in ambito videoludico e per l’intrattenimento, ma che non faranno a meno di trasformare il modo in cui useremo alcuni contesti comunicativi, come le app. Presto, molto presto, non sarà strano cercare contenuti su internet o guardarsi una partita con indosso i visori di realtà virtuale. A quel punto il mondo come lo conosciamo ora sembrerà vecchio e sorpassato: dalle televisioni ai computer, passando per smartphone e tablet. Senza il 3D, anche quello adattato per la mobilità, non potremo stare.

Realtà aumentata

Diverso il discorso per la realtà aumentata, conosciuta anche con il termine inglese “augmented reality”. Il capostipite di tale categoria è quell’oggetto misterioso chiamato Google Glass, atteso oramai da anni dai consumatori (gli sviluppatori lo hanno invece ricevuto, acquistandolo, da metà 2013). Al di là dei Glass, maggiore interesse suscita un dispositivo di Microsoft, apparso di frequente durante le ultime uscite dell’azienda di Redmond in giro per il mondo. Gli HoloLens, a differenza dei Google Glass, sono più grandi da indossare ma aprono a scenari di utilizzo più ampi. Questo perché oltre a portare informazioni davanti ai nostri occhi, interponendole dinanzi al mondo reale, permettono la diffusione di veri e propri ologrammi interattivi; non solo immagini belle da vedere ma oggetti che con le mani si possono modificare e spostare, proprio come sul computer. Pensiamo alle pistole da impugnare durante un videogame in prima persona, alla cornetta per le chiamate via Skype oppure alla tastiera a comparsa durante l’apertura di un file Word. Insomma, dite addio a computer e portatili perché gran parte della vita digitale passerà per un paio di lenti.

Micro-computer

Micro nel vero senso del termine. I micro-electro-mechanical-systems sono computer piccolissimi composti di dispositivi meccanici come valvole, attuatori, sensori e ingranaggi, in grado di rendere intelligente qualsiasi oggetto al verificarsi di un evento. Ad esempio l’airbag dell’auto ne contiene diversi che fanno scattare il sistema di sicurezza quando avviene un urto. I cosiddetti “MEMs” saranno i protagonisti dell’innovazione medica nel 2016.

Stampa 3D

Non una novità ma una concreta realtà, non solo nei garage degli smanettoni. Se aziende del calibro di Ford hanno accolto i processi di stampa in tre dimensioni per realizzare prototipi di elementi interni ai veicoli allora vuol dire che siamo oltre il semplice interesse degli appassionati. Si stima che il mercato del 3D printing valga più di 3 miliardi di dollari, con una crescita stimata del 35% anno su anno. Cosa succederà quest’anno? Vedremo la realizzazione sempre più frequente di organi e parti utili alla medicina, il settore della moda utilizzerà sempre più elementi stampati in tre dimensioni e, dal 2020, potremmo costruire le nostre case partendo da una stampante domestica.

Addio caricabatteria

Uno dei principali problemi che riguarda smartphone, tablet e dispositivi moderni è la necessità di avere un caricabatteria sempre con sé, per non rischiare di restare a metà giornata senza un porta di comunicazione con il mondo esterno e attendere diversi minuti per ridare nuova vita al cellulare. Un panorama che potrebbe presto diventare un ricordo grazie alle batterie di nuova generazione, composte di celle agli ioni di alluminio e non di litio. Queste si possono ricaricare completamente in poco più di un minuto e soprattutto possono sopravvivere senza perdere performance a circa 7.500 cicli di ricarica, contro gli attuali 1.000 delle batterie di iPhone, Android e così via.

Internet delle Cose

È possibile immaginare l’IoT come un mondo fatto di reti invisibili ma connesse. L’orologio che parla con lo smartphone, che comunica con il router Wi-Fi, che invia segnali al termostato e alla webcam. Una sorta di autostrada molto trafficata dove però non ci sono code e tamponamenti. Ad oggi sembriamo invasi dall’Internet delle Cose eppure, secondo Cisco, solo l’1% di tutti gli oggetti presenti al mondo sono connessi. C’è una vastità di elementi da poter collegare in rete, anche piante e fiori, per portare un pollice verde digitale a tutti.

Nanomateriali

Si tratta di materie talmente piccole composte di particelle di dimensioni millesimali, frutto della ricerca nanotecnologica. Ciò che rende i nanomateriali unici sono due caratteristiche: la struttura e l’effetto quantico. Quest’ultimo è ciò che tecnici e informatici cercano di realizzare per la diffusione del quantum computing, un computer il cui cuore è composto appunto di nanomateriali, che sappia svolgere un numero di operazioni nettamente superiore agli attuali sistemi al silicio. Un esempio è il D-Wave 2X sviluppato dalla Nasa e Google.

Biotecnologia

È grazie alla biotecnologia se possiamo comprendere i processi biomolecolari e cellulari che ci aiutano a sviluppare prodotti che migliorano il pianeta e la nostra vita. Così oggi possiamo combattere le malattie rare o diminuire l’impatto ambientale, magari presto avremo il potere di eliminare la fame nel mondo. E questo è solo l’inizio; nel 2016 gli scienziati potrebbero cominciare a manipolare i microbi, per renderli innocui e recare meno danni possibili.

Auto senza pilota

Una delle conseguenze dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è la diffusione di sistemi per lo sviluppo di automobili senza pilota. Non si tratta solo di premere qualche pedale o mantenere il veicolo sulla retta via. Per strada ci sono tanti di quei possibili ostacoli che solo l’occhio e il tatto umano possono comprendere ed evitare. La sfida si gioca proprio qua: mettere al posto di guida un pilota che sappia gestire il mezzo come un vero uomo, senza le sue debolezze. La sensazione è che il 2016 non vedrà un primo vero veicolo completamente autonomo, ma gli elementi per essere smentiti ci sono tutti.

di Antonino Caffo

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Panorama

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