Ucraina e Porto Rico verso il default. Moratoria sul debito?

A Kiev il debito esterno e’ salito nel primo semestre 2015 a $127 miliardi. L’isola caraibica Territorio non incorporato degli Stati Uniti ha dichiarato bancarotta con un debito …

A Kiev il debito esterno e’ salito nel primo semestre 2015 a $127 miliardi. L’isola caraibica Territorio non incorporato degli Stati Uniti ha dichiarato bancarotta con un debito di $72 miliardi.

L’Ucraina ha deciso ufficialmente di non rimborsare un prestito di tre miliardi di dollari alla Russia in scadenza domenica introducendo una moratoria sul pagamento «sino all’accettazione delle proposte di ristrutturazione o l’adozione di rilevanti decisioni di un tribunale». Lo ha annunciato il premier Arseni Iatseniuk. Il debito esterno dell’Ucraina, paese di frontiera e di contesa tra Nato e Russia,  e’ salito a 127 miliardi di dollari alla fine del primo semestre 2015.

La moratoria riguarda anche 507 milioni di debito commerciale detenuto da banche russe. «Siamo preparati ad una azione legale da parte della Russia», ha aggiunto Iatseniuk. Nelle scorse settimane Mosca aveva avanzato la proposta di spalmare il rimborso del debito in tre anni, pagando un miliardo di dollari dal 2016 al 2018, ma Kiev aveva rifiutato anche questa offerta. Il Cremlino aveva quindi definito inevitabile la causa legale, evocando anche lo spettro del default ucraino.

Nel frattempo, sul lato ovest dell’emisfero, la Casa Bianca sta studiando un piano per far fronte alla bancarotta di Porto Rico a sostegno alle amministrazioni cittadine – Territorio facente parte degli Stati Uniti che vorrebbe diventare uno stato anche se con tutti i debito che ha non accadra’ – ma i creditori dell’isola rischiano ugualmente di rimanere ampiamente scottati dalle conseguenze del default. Schiacciata da un debito di 72 miliardi di dollari, l’isola caraibica – territorio non incorporato degli Stati Uniti – ha dichiarato bancarotta ad agosto aprendo la strada al problema della ristrutturazione dei titoli obbligazionari.

L’amministrazione Obama ha annunciato l’intenzione di garantire all’isola i benefici del cosiddetto Chapter 9, la norma, teoricamente riservata ai soli Stati membri dell’Unione, che prevede una copertura parziale dei crediti degli investitori. Ma la soluzione del problema non appare certo vicina.

In primo luogo resta aperta la questione relativa all’efficacia del piano. L’estensione a Portorico del Chapter 9 garantirebbe infatti la copertura di appena un terzo dei debiti totali del Territorio lasciando così scoperta la parte restante. La protezione offerta dallo stesso Chapter 9, tuttavia, permetterebbe all’isola di negoziare la ristrutturazione dei bond in tribunale evitando così gli scomodi e tortuosi negoziati individuali con i creditori. L’estensione a Portorico delle medesime garanzie abitualmente riservate alle amministrazioni locali degli Stati dell’Unione dovrebbe tradursi verosimilmente in un accordo più favorevole all’isola ovvero in perdite maggiori per i suoi creditori.

Non stupisce, di conseguenza, che i detentori delle obbligazioni portoricane stiano facendo pressione sul Congresso affinché quest’ultimo respinga la proposta della Casa Bianca. Alcuni membri dell’assemblea, tra cui il senatore democratico di New York, Chuck Schumer, si sono schierati a favore del provvedimento che, per altro, ha trovato anche il sostegno di Hillary Clinton, Bernie Sanders e Jeb Bush. Tuttavia la maggioranza del Congresso non ha molto interesse ad approvare alcuna riforma. Si prospetta un default quasi-statale tutto americano per 72 miliardi di dollari?

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