Banche venete: Ue chiede fondo emergenza privato prima di aiuti di stato

Una delle strade per iniettare capitali privati in Popolare Vicenza e Veneto Banca passerebbe per il braccio volontario del fondo interbancario di tutela dei depositi, Fitd. Per dare …

Una delle strade per iniettare capitali privati in Popolare Vicenza e Veneto Banca passerebbe per il braccio volontario del fondo interbancario di tutela dei depositi, Fitd.

Per dare il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale delle banche venete la Commissione Ue avrebbe chiesto un maggior importo di capitali privati, in modo che l’intervento dello Stato non copra perdite certe o prevedibili.

Una delle strade per iniettare capitali privati in Popolare Vicenza e Veneto Banca passerebbe per il braccio volontario del fondo interbancario di tutela dei depositi, Fitd.

Lo riferiscono sei fonti vicine alla situazione. Una delle fonti osserva che l’opzione del fondo volontario, per quanto ora solo teorica, sembra l’unica praticabile. Un’altra fonte sottolinea che si è lontani dal fare una scelta.

Il direttore generale del Fitd Giuseppe Boccuzzi, contattato da Reuters, dice che a lui non risultano “iniziative del genere”.

In una intervista a La Stampa, il commissario alla concorrenza della Ue Margrethe Vestager ha detto che sul dossier delle banche venete “non siamo così avanti, ma l’approccio di tutti i partecipanti è costruttivo”, confermando invece che il dossier sulla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi sta facendo passi avanti e il lavoro con le autorità italiane prosegue molto bene.

Ad oggi la Bce ha individuato in 6,4 miliardi di euro il fabbisogno necessario alle due banche venete che hanno chiesto la ricapitalizzazione precauzionale. Sono in corso trattative con Francoforte e Bruxelles per il via libera al piano, in parallelo a quelle condotte su Mps. L’eventuale parte riservata alle perdite pregresse e prevedibili che potranno ad esempio emergere con nuove rettifiche, o dalla cessione degli Npl, non potrà essere coperta dagli aiuti di Stato.

Alternative all’intervento del fondo volontario, che sarebbe visto con grande preoccupazione dalle banche italiane, un nuovo apporto del fondo Atlante – al momento escluso dalle fonti – o un maggiore coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti.

Il fondo Atlante, attuale azionista a larghissima maggioranza delle due banche, ha iniettato lo scorso anno complessivamente 2,5 miliardi in occasione delle fallite Ipo e lo scorso dicembre si è impegnato a versare in conto aumento di capitale sulle due banche circa 940 milioni.

L’intervento pubblico prevede anche un ‘burden sharing’ che dovrebbe riguardare circa un miliardo di subordinati. (Reuters)

 

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